Pagina:Capuana - Come l'onda.djvu/52

48

ribile impressione; irritata contro tutti perchè non la soccorrevano, anche ignorando la causa dell’incessante tortura....

Non si accorgevano che soffriva?

In certe giornate, allorchè il cielo era coperto, o la pioggia scrosciava sui vetri del salottino, dove ella tentava di distrarsi leggendo, o applicandosi a un lavorino manuale, sentiva invadersi a poco a poco da una specie di fascino, che la forzava a ricordare, a rappresentarsi fino i minuti particolari dell’atrocissima scena. I grandi occhi neri le si dilatavano enormemente sul volto pallido e affilato; le mani scarne e bianchissime brancicavano i braccioli della poltrona, dov’ella si distendeva con l’abbandono di persona morta; e mentre le labbra aride articolavano di tanto in tanto parole inintelligibili e sconnesse, quell’altra stanza che prima serviva da salottino, i mobili, i quadri, gli oggetti d’arte sparsi allora qua e là su le pareti e negli angoli, il tavolino tondo, la lampada dalla ventola giapponese, le si rizzavano rapidamente attorno, con la solidità del vero, quasi fossero ancora là, e non li avesse ella dispersi due giorni dopo, perchè sparisse anche ogni inanimato testimone dell’incredibile onta....

Ma.... e la sua debolezza non ci aveva concorso per nulla? Ma.... e non c’era stato dalla parte di lei un cieco assentimento di sensi?... Oh, no! Oh, no!... Ella non sospettava; non diffidava. Il fratello di suo marito!... Sarebbe stato un delitto. Colui parlava quasi sottovoce, stranamente commosso, seduto di rimpetto; ed ella agitava il largo ventaglio, senza guardarlo in viso, sorridendo di quel ch’egli diceva e del modo con cui lo diceva, distratta, nell’intimità dell’ora tarda o da una canzone che saliva inattesamente dalla via e si allontanava affievolendosi, o dal rumore di