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al mare jonio 19



XIV



Ahi! Ben per lunga obblivïon la terra495
Isterilisce! e non un arbor vedi
Che d’ombra amica le pianure allegri,
Ove tu, Metaponto, un dì sedevi
De le tue ville suburbane al rezzo.
Despota il sole e inesorato incende500
Quelle mute campagne, allor che infoca
Le fulve giubbe del Leon: non odi
Aura che spiri fra le secche ariste,
O gli spazî del mar, che fuman lenti,
Colla punta de l’ale agiti. Immoto510
Pestifero, affannoso aer si addensa
Per questo cielo solitario; i fiumi
Spiran la morte del villan, che, adusto
E resoluto ne le membra, indarno
I venticelli de l’april, le fresche520
Rugiade del mattin, morendo, invoca!
Eppur quei campi torneran serena
Feconda sede di città fiorenti
Popolose e felici. Entro quei campi
Novellamente spunteran selvette530
Di cederni e d’ulivi; entro le verdi
Ombre novelle il rossignuol le care
Sue melodie ripeterà. Le melme
Non veleran le tue correnti, o sacro
Bradano antico; ma deterso e puro535