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2 al mare jonio

Come stelle lucenti ultime: spira20
Il venticel più mite, e in candid’arco
Del mio breve naviglio enfia le vele.

III


Quando tonò la voce onnipossente
Che pose legge a l’acque, e sovra i mari
Aura feconda trascorse Jehòva,25
Jonio, covrivi questi regni, o bello
De’ tuoi giovani flutti altri velavi
Interminati abissi? Immensa, arcana
È de’ tempi la notte. Unica luce,
E dubbia forse, che la rompa, è il grido30
De le passate genti a le novelle
Genti creduto, o de’ pensanti il guardo
Vïolator de la terra profonda.
Altri, o Jonio, tu forse, altri tenevi
Ceruli regni allora. Ove infiniti35
Vaneggiano i deserti, ove solinga
Ride l’Oàsi ed il Sahàra avventa
Verso un ciel senza sponde un mar di arene,
Ivi tu forse il palpito primiero,
Jonio, sentivi in grembo a le tonanti40
Acque novelle; e qui, dove tu posi,
Furon campi, fiumane, alberi, ville,
Uomini, colpe, e tracotante ingegno.
Onde la provocata ira celeste
Ruppe gli argini al mare, e l’empia terra45
Ne l’abisso deterse! — Oh allor tu pure,