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XLII prefazione

il nostro poeta. La Lucania fu per lui come il centro dei suoi pensieri; da lei pigliava sempre le mosse, a lei, per quanto se ne fosse dilungato, assiduamente tornava. E ne traeva lena e coraggio per ogni nuovo ardimento, e vi cercava la pace e l’oblio di ogni nuovo dolore. Di così nobil patria cantò il glorioso passato, poi il breve risorgimento; e all’ultimo, nei tristi tempi che a questo seguirono, le predisse il più lieto avvenire.

E come la storia gloriosa, così volle ritrarne le bellezze e gl’innumerevoli doni onde l’era stata larga natura; per tal modo i monti, i fiumi, le rive, le pianure e le balze native passano e ripassano incessantemente per entro tutte le sue visioni. Quanta nuova dolcezza di affetti e di suoni egli ha per i luoghi dove nacque e dove godè e patì come amante, come patriotta e come artista! Di che bei nomi onorò e di che nuova luce rivesti tutto ciò ch’è terra lucana, cielo lucano, monti lucani e spettacoli lucani! E spesso, quando nei suoi versi sono introdotti personaggi o storici o ideali a significar un tanto amore, è pur sempre lui, in fondo, che parla. È lui quell’angelo del passato