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XL prefazione

 A cotesta sua nativa disposizione sono del tutto conformi quelle teoriche di arte che mise fuori in parecchie occasioni. Dedicando a sua madre la novella «Selim-Bey», diceva: «Narro poco, e tento di descrivere molto; persuaso che nella novella poetica la tela degli avvenimenti debba essere semplicissima e di larga e facile trama, per lasciar luogo ai ricami, per così dire, della poesia»1 Probabilmente scriveva in tal modo avendo innanzi gli esempi dei poemi del Byron, senza però avvertire che quivi l’intrinseco non è meno ampiamente ritratto dell’estrinseco, e che la duplice descrizione è volta anch’essa a crescer forza al movimento drammatico di tutto il componimento. In ogni modo, quello che più importa di notare al nostro proposito, si è che la norma ch’ei dice voler tenere nella novella, è, a un di presso, quella medesima che tenne in ogni altro genere di componimento.

Descrisse sempre quanto più largamente e splendidamente potè; spesso anzi finì coll’abbandonarsi ai flutti delle imma-

  1. Canti di Niccola Sole, Napoli, 1858, pag. 118.