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prefazione XXXIX

secondo ogni probabilità, conceduto al Sole anche più che non concesse, se di lui avesse potuto legger tutto; il che non mi pare gli venisse fatto, poiché non vedo ricordate nelle sue lezioni parecchie delle più belle liriche, di quelle specialmente d’indole amorosa e tutta personale, che fu uno dei generi appunto in cui il nostro poeta si mostrò più ispirato e più vero.

Tornando alle osservazioni interrotte sulle qualità proprie del Sole, dirò che in tutte le sue cose e segnatamente nelle migliori, egli ha non poco del Monti; e al Monti si rassomiglia anche non imitandolo a dirittura e non prendendone concetti ed immagini particolari: il che conferma essere stata in lui naturale quell’ampia maniera di concepire e rappresentare, a cui ho accennato. E a tutti è facile accorgersi come egli, pur facendoci ricordare spesso del Monti, splenda di luce propria e ottenga i più egregi effetti con quelle onde d’immagini e di armonie, che s’inseguono e s’insinuano l’une nelle altre, e soprattutto con quel non so che di giocondo, di festivo e di giovanile che echeggia da ogni sua parola.