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XXXIV | prefazione |
tevo dar forma al mio pensiero coi medesimi suoi versi:
Oh Grecia! Oh come
Altra volta esultai nella speranza
Di vagar su’ tuoi monti e consolarmi
De’ tuoi limpidi soli! Oh come forte
Il cor batteami al desolato carme
Del britanno cantor, che lamentava
Te fortissima donna estinta e bella!
E quante volte dalle bruzie rupi
Con insania d’amante il guardo intesi
Lontan lontano oltre i cerulei campi
Di questo mar come a vederti1.
Lo stesso mi accadde vedendo sorgere dalle acque, ancor più luminosa che non me la fossi mai figurata nel pensiero, Zante; quella Zante che si specchia nell’onde
Del greco mar, da cui vergine nacque
Venere, e fea quell’isole feconde
Col suo primo sorriso.2
Oh nido di pace, a cui il Foscolo, esule e