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350 luigi la vista

vincia. Fino a Canosa, e forse fino a Barletta, il viaggio è triste, noioso; da Barletta a Bari è un incanto, è una beatitudine di occhi e di spirito. Vie magnifiche, dirittissime, biancheggianti sopra una pianura incantevole; viti ed ulivi e mandorli da una parte, dall’altra il mare col suo azzurro, colla sua immensità. L’aspetto del mare è sublime; io sono nato sui monti, e lassù i miei occhi hanno acquistato il gusto degli spettacoli vasti, infiniti; se mi stacco dalle montagne, io anelo al mare. I monti e il mare son doppia immagine del sublime, dello sterminato, del sovrumano. Quando il mare apparisce come striscia azzurra all’estremo orizzonte, la fantasia finge gli spazii e le acque e le tempeste e le voragini; così si confonde e s’ingrandisce. Quando il mare apparisce come golfo o come rada sotto i tuoi occhi, lo spettacolo allora di sublime diventa bello; le barchette, le reti, i pescatori sono una poesia che potrebbe dirsi pastorale; sono un idillio. Il tramonto del sole contemplato da un golfo, mentre gli aranci diffondono intorno un nembo di fragranze, è un’estasi, una malinconia, una meditazione, che può dirsi amore, pace, preghiera, visione».1

Della natura ha quel sentimento squisito che si congiunge così bene con gli altri affetti del nostro cuore, e specialmente coi moti che vi suscita la grande poesia. Sulla cima dei suoi monti egli sente quanto sia vera e bella quella descrizione manzoniana:


  1. Memorie cit., p. 169.