De la credenza al Tartaro, a l’Armeno,
Vinti i spazi de l’onde, ivan tuonando
Generosi oratori — Eppur gemea385
Il Cristïan ne l’Asia, e muto schiavo
Sotto verga di bronzo umilïato
Da la bestemmia ismäelita, a lento
Spasmo invocava dei fratelli il brando —
Oh Francia! Francia! Terra benedetta390
Fra le terre di Cristo! E te pur nembi
Abbian travolta, glorïosa sempre
Da l’empie notti, per diritta via,
Tornasti a l’ombra dei stendardi santi —
Tu gemella d’Italia, a cui ti strigne395
La catena de l’alpe, in sante imprese
Tu poderosi brandi, ed indomata
Forza di cuor le profferisti, ed Ella
Gli ardenti inni di Roma, e la canzone
Dei suoi poëti! Da remote etadi400
Quando il conforto de le sante linfe1
Piovve dal Ciel sul coronato capo
Di Clodoveo: quando gli altar festanti
Per candelabri e rose, udirne il giuro
De l’eterna credenza e de l’amore,405
E migliaia di Franchi, a tanto esempio,
Sporser, volenti, ne le argentee conche
↑Anno 495. Il conquistatore Clodoveo, sposando Clotilde, ne sposa pure la fede, ed è battezzato da S. Remigio, Vescovo di Reims: tremila Francesi della sua guardia ne sieguono l’esempio; ed egli è salutato col nome di Primogenito della Chiesa, titolo che passa nei suoi successori.