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330 il carmelo

     De la credenza al Tartaro, a l’Armeno,
     Vinti i spazi de l’onde, ivan tuonando
     Generosi oratori — Eppur gemea385
     Il Cristïan ne l’Asia, e muto schiavo
     Sotto verga di bronzo umilïato
     Da la bestemmia ismäelita, a lento
     Spasmo invocava dei fratelli il brando —
     Oh Francia! Francia! Terra benedetta390
     Fra le terre di Cristo! E te pur nembi
     Abbian travolta, glorïosa sempre
     Da l’empie notti, per diritta via,
     Tornasti a l’ombra dei stendardi santi —
     Tu gemella d’Italia, a cui ti strigne395
     La catena de l’alpe, in sante imprese
     Tu poderosi brandi, ed indomata
     Forza di cuor le profferisti, ed Ella
     Gli ardenti inni di Roma, e la canzone
     Dei suoi poëti! Da remote etadi400
     Quando il conforto de le sante linfe1
     Piovve dal Ciel sul coronato capo
     Di Clodoveo: quando gli altar festanti
     Per candelabri e rose, udirne il giuro
     De l’eterna credenza e de l’amore,405
     E migliaia di Franchi, a tanto esempio,
     Sporser, volenti, ne le argentee conche

  1. Anno 495. Il conquistatore Clodoveo, sposando Clotilde, ne sposa pure la fede, ed è battezzato da S. Remigio, Vescovo di Reims: tremila Francesi della sua guardia ne sieguono l’esempio; ed egli è salutato col nome di Primogenito della Chiesa, titolo che passa nei suoi successori.