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il carmelo 317

     Tempi mancati, in penitente saio50
     Stretto, traëa il pellegrin, bramoso
     Di silenzi e deserti; ed animose
     Vergini, a cui ridean sangue e fortuna
     E bellezza e lusinghe, a giovinette
     Palme sembianti, in più felice suolo55
     Trapiantate, sen gian peregrinando
     Lungo l’acque del Nilo, o il piè fermando
     Su le montagne, a sera. Oh, Palestina,
     Cuore de l’orïente, oh fortunato
     Chi te vide, e ne pianse.... e di tue valli60
     Bevve ai molli profumi, o, accolto a l’ampia
     Tenda del fico da le meste foglie,
     Come fantasma errar vide da lungi
     Curvo ed avvolto in ventilati lembi
     Di gemmato mantello arabo Sire;65
     E abbandonato a l’anelante fuga
     D’irrequieto corridor l’azzurra
     Aria spezzar, che lievemente vela
     I dirupi di Sefora e le cime
     Del fiorente Carmelo... eterno Monte,70
     Che, dai giorni di Adamo a quando, pari
     A vanente piramide di fumo,
     Rotïerà nel nulla, è santo faro
     Di salute e speranza — Or chi mi leva
     Ai lembi tuoi, vetta sublime? Il mondo,75
     Quasi convulsa onda sonante, intorno
     Mi tempesti e ruini, una falange
     Di alati spirti oltre la scorza umana
     Pel puro aër mi spinge, e il pensier mio,