Pagina:Canti (Sole).pdf/321

264 il cantico de' cantici

polo così tenace degli antichi suoi costumi, non potea non ritrarre mirabilmente delle qualità della sua origine e della sua missione. Ed ora lo Sposo è un giovine mandriano, che meriggia placidamente all’ombra, ed ora è il Re, che in vista d’Israele si asside sul trono de’ suoi padri; ora è il povero pastore che sceso dai monti attende serenamente a cibarsi di frutta, ed ora è il potente monarca che siede a sontuoso banchetto ne’ suoi reali appartamenti. E così della Sposa: ora tu vedi in essa l’inquieta ed anelante pastorella, che va cercando pe’ campi l’oggetto della sua tenerezza, ed ora l’eletta d’un monarca alla quale s’inchinano tutte le regine e le figlie d’Israele; ora la semplice e bruna guardiana delle vigne, ed ora la sposa illustre e felice, coperta d’oro e di porpora, e circonfusa di profumi elettissimi; ora la povera figlia del popolo, vagante di notte per le vie di Gerusalemme, e impunemente oltraggiata percossa e ferita dalle guardie notturne, che osano financo strapparle il manto, ed ora la figliuola d’un re, che procede con guerriera maestà, calzata di coturni e scintillante di gemme.

Nè questo stupendo antagonismo d’immagini risguarda i soli protagonisti della Cantica: esso va in cento guise, e sempre più vagamente riproducendosi e traformandosi negli accessorii. Qua uno schietto giaciglio di fiori, là una maravigliosa lettiera di cedro con colonne di argento, capezzale di oro, cielo di porpora dipinto a musaico, e con sessanta guerrieri a spade sguainate che l’assicurano dagli spaventi notturni: quindi, i capelli della sposa una volta somigliano alle