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228 ad una gentile giovinetta

     Un sereno avvenir quinci d’innante
     Par che a la confidente alma sorrida,
     E un nugol quindi inesplicato e grave
     Il timido le vela occhio soave.

Ma, da le sue velate ombre fuggenti,25
     Codesto istante pel tuo cor non era;
     E il sogno de’ tuoi primi anni ridenti
     Ancor più bello, che non fu, si avvera!
     Questo spesso tuonar d’armi innocenti,
     E gli archi, e i plausi d’una gente intera,30
     E l’armonia che a le carole invita
     Da l’avvenir non temeran mentita!

Oh questo amor, che nel suo dì festivo
     Fra genti liete non oblia le meste,
     E generoso il suo tesor votivo35
     In pro’ di quattro sventurate investe,
     Il nuzïale amor, che pure è rivo
     De l’infinita carità celeste,
     Tanta ha più speme d’avvenir clemente,
     Quanto più tiene de la sua sorgente!40

Teco entrâr giovinezza e leggiadria,
     Beltà, costanza, gentilezza e fede
     In queste case, che l’amor ti apria,
     Omaggio a le tue grazie, e non mercede!
     Oh intorno il guardo, o Giovinetta, invia,45
     Oh volgi intorno, o Giovinetta, il piede!
     Vedi ove mai ti apparecchiò la sorte
     La dolcezza di madre e di consorte!