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220 epistola a giuseppe de blasiis

     In amabili sì, ma fuggitivi
     Vani fantasmi, senza prò sfruttando
     La più cara età mia, che presto ahi sparve!300
     Poco fei per la patria, o nulla, appetto
     A quanto altro io potea, se questa ignuda
     Di speranze e lusinghe ora suprema
     Me non inganna. Indi varria demenza
     Vagar pel mondo, illagrimato esempio305
     D’onorandi dolor, ch’io non mertai;
     Ed accattar da peregrini soli
     Quella vita del cor, che vanamente,
     Quando l’ebbi, sprecai. Giovimi or solo,
     Torpido muto imputridir su questa310
     Terra, che amai d’intemerato, ardente,
     Ma inoperoso amore!

                                        E addio: tu baldo
     Ne’ campi de la vita entra, e t’indora
     Al soave mattin di giovinezza;
     E la possente prometèa scintilla,315
     Che t’arde in sen, ben altrimenti adopra.
     Poni una man sul cuore, e ov’ei ti accenni
     Corri in prò della patria; e varie e mille
     Ne avrai le vie. Non iscorarti; è forza
     Che una volta su noi rompa il sereno.320
     E a me tu il credi, che deserto in tutto
     Son di lusinghe; e omai straniero al mondo
     Sulle gramaglie del mio cor mancato
     Questo estremo intuonai funereo canto.