Fosco Appennino, e mendicar straniera
Libera tomba, a te, bella Zacinto,270
L’ossa darei. Questa speranza invano 1
Sorrise a la fremente anima d’Ugo,
Che da le nebbie di Britannia antica275
Ai tuoi fiori anelava e ai tuoi vigneti2:
Difensor delle tombe egli, una tomba
Nel suol non ebbe, ove sortia la culla,
Nè sulla terra del suo lungo amore.280
E te, Zacinto, io non vedrò, nè mai
M’avrò l’amplesso del sovran poeta3
Che ancor le tue materne aure respira.
Perchè, s’anco il potessi estranei cieli285
Vedrei? Qui forse, nel cor mio, non porto
Perpetuo verno, o giovinetto? Cessa 4
Dal lusingar, più che me stesso, il tuo
Spirto gentil, Che a ravvivarmi invoca290
Il sol di terra peregrina indarno.
Più non si vive che una volta al riso
De la gloria, degli estri e dell’amore;
Ed io passai. Quando eran mie la vita,
La gioventù, la speme, allor di meta295
Fallii. D’inni fea d’uopo in generosa
Bile temprati; e mi perdei frattanto
↑U. Foscolo, nativo di Zante, divisava di passarvi gli ultimi suoi giorni.
↑Le uve di Zante gareggiano con quelle di Corinto.