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218 epistola a giuseppe de blasiis

     Te, fortissima donna, estinta e bella!
     E, quante volte da le Bruzie rupi
     Con insania d’amante il guardo intesi245
     Lontan lontano oltre i cerulei campi
     Di questo mar, come a vederti! E quando
     Il sospir del levante il volto immoto
     Mi feria carezzando a me parea
     Spirar gli effluvii de le tue convalli.250
     Benché mai non vi vidi, o sorridenti
     Isole Jonie, per magia d’affetto
     Tra voi coll’alma errai. Quasi incantati
     Riposi, il cielo vi locò fra due
     Regioni d’incanti; e sì v’allieta255
     D’Omero a un tempo e d’Alighier l’eterno
     Numeroso idioma. Erami gioia
     Colla mente vagar fra i tuoi boschetti 1
     D’aranci e di mortelle, o Scheria, e quivi260
     Pascermi di memorie. E tu vedesti
     L’infinito dolor dei due più grandi 2
     Romani petti, allor che minacciosa
     Di Farsaglia la tromba indisse a Roma
     I ceppi, e al mondo. Nè di te mi prese265
     Men fervida vaghezza, Isola d’oro, 3
     Fior del Levante! S’io mertassi ancora
     La trista gioia d’esular dal mio

  1. Scheria. Corpi, detta altrimenti Depanum, Macria, Corcira, Cassiopea, ecc.
  2. Catone e Cicerone s’incontrarono in Corfù dopo la giornata di Farsaglia.
  3. Questi nomi si danno a Zante o Zacinto.