Pagina:Canti (Sole).pdf/272


epistola a giuseppe de blasiis 215

     Cosa; e deliro mi affacciai sul mare
     Colle man fra i capelli, e retrocessi,
     Codardo no, ma risensato al lungo
     Profondo grido de la Fe’, che insorse165
     Severissima e mesta a rammentarmi
     Che non è mia la vita. E, se non era
     Questa invitta pietà, questa vegliante
     Religion, che con chi soffre è sempre,
     Indarno a l’acque or mi verria chiedendo170
     Una misera donna, empiendo il lido
     Di materno lamento.

                                      Eppur non sono
     Desolato così, che se ne scevri
     Questi ritorni d’infeconda luce,
     Che rischiara il mio nulla e si dilegua,175
     Pace alcuna io non abbia. Anzi ne ho tanta,
     Che saria troppa ad uom vivente, ov’io
     Vivo pur fossi. Le stagioni e l’ore,
     Come sul suol che premo, inavvertite
     Mi passano sul capo: e mi circonda180
     Altissima quiete. Allor che il giorno
     Dalla terra vien manco, esco per uso
     Sul vertice d’un colle a riposarmi
     D’un ampio fico al piè. Curvo sul bruno
     Chibocco oriental,1 sazio d’oblio,185
     Sieguo il fumo che lieve in fiocchi azzurri,
     E in sormontanti fantastiche spire,
     Dorate al raggio de l’occiduo sole,

  1. Chibocco «Vocabolo turco» pipa.