Mi venia pensierosa innanzi al passo
E a me del mondo, che perdei, compenso
Fea d’un mondo ideal. Così le pene80
Creai di schiava giovinetta e l’alto1
Suo magnanimo amor, che forse un giorno
In mille Itali cuori avria svegliati
Palpiti generosi. Eran recenti
Gli echi del mondo entro il mio petto ancora,85
E sulla guancia mi fiorian le tinte
D’una matura gioventù, gioita
Tra l’ebbrezza del canto e dell’amore.
Tutto cangiossi in breve, ad uno ad uno
Mancar quei sogni, e isterilito e grave90
Giacque il mio spirto e il cor gelido e vuoto
Dai palpiti ristette, e un infinito
Tedio profondo e tenebroso avvolse
Gli ultimi lampi del morente ingegno.
Or le sventure de la patria affiso95
Così, come le mie; senza sconforto,
Senza fremiti d’ira e senza affanno;
E immemore trascino il fianco infermo
Per questo suolo memorando. Il primo
Sospir de’ miei perduti anni, la sola100
Donna, ch’io tanto amai, pari a lontana
Eco da vespertine aure rapita,
Mi si partia da l’alma a poco a poco.
Che se pietosa vision ritorna