Muto, percosso da terror profondo
Adam non piange; e de’ suoi dolci nati20
Resupino giacer mira il secondo.
Sovra due sorridenti occhi, velati
D’una strana quiete, ei gli occhi inchina,
Qual uom, che impetri di spavento e guati.
Più che il paterno amor, la peregrina25
Cosa, che innante gli sorgea, la morte,
Promessa da l’ultrice ira divina,
In lui già puote e nella sua consorte
Terribilmente; e nel suo vergin cuore
Più che il dolor la meraviglia è forte.30
Eppur senza misura è il suo dolore!
Il giovinetto che pallido posa
De le paterne tende era l’amore.
Non vider mai più dilettevol cosa
Gli angioli, che a la terra eran vicini,35
Nè più florida guancia e più vezzosa.
Su quei folti capelli e giacintini
Eva la bocca non ponea, che meno
Non si udisse doler de’ suoi destini.
De l’esiglio ei vi fea l’aer sereno,40
Esuli antichi, o del perduto Eliso
Più consolate le memorie almeno!