A voi, purpuree nuvole, da tanti
Secoli, e invan, questo infelice anela!25
E triste e fero d’una man contiensi
Le costole scoppianti, e puntellando
L’empia soma coll’altra, ansa, e riprova
D’una sull’altra spalla il travagliante
Granito eterno. Ma le gonfie sure,30
Ma i femori depressi, e per le curve
Tibie portanti i tendini convulsi,
Ti apprenderan come sapria costui,
Sciolto ch’ei fosse, rilevarsi a fronte
Dei suoi padroni. Così forse un tempo35
Vide l’artista i tuoi fratelli, o fosco
Figlio del Sol, per l’Itale marine:
Quando stridean le splendide galèe
D’empie catene, e per le nivee spume
Battean la voga de la strage ignude40
Braccia d’ebano e petti invidi indarno
De l’indomito mar! Per l’aurea sera
Disperata correa de’ remiganti
La selvaggia canzon verso i lontani
Regni del sole; onde movea diversa,45
Ma più triste canzon da le profonde
Torri del Saraceno! Ivi gemea
L’Italo schiavo, sospirando invano
Ai sereni de l’Alpi, e del soave
Organo d’una chiesa al vespertino50
Lungo lamento! Ma l’insania antica
Che l’occaso partia da l’Oriente,
Cessava; e tutti ricordâr di un biondo