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190 il negro

     A voi, purpuree nuvole, da tanti
     Secoli, e invan, questo infelice anela!25
     E triste e fero d’una man contiensi
     Le costole scoppianti, e puntellando
     L’empia soma coll’altra, ansa, e riprova
     D’una sull’altra spalla il travagliante
     Granito eterno. Ma le gonfie sure,30
     Ma i femori depressi, e per le curve
     Tibie portanti i tendini convulsi,
     Ti apprenderan come sapria costui,
     Sciolto ch’ei fosse, rilevarsi a fronte
     Dei suoi padroni. Così forse un tempo35
     Vide l’artista i tuoi fratelli, o fosco
     Figlio del Sol, per l’Itale marine:
     Quando stridean le splendide galèe
     D’empie catene, e per le nivee spume
     Battean la voga de la strage ignude40
     Braccia d’ebano e petti invidi indarno
     De l’indomito mar! Per l’aurea sera
     Disperata correa de’ remiganti
     La selvaggia canzon verso i lontani
     Regni del sole; onde movea diversa,45
     Ma più triste canzon da le profonde
     Torri del Saraceno! Ivi gemea
     L’Italo schiavo, sospirando invano
     Ai sereni de l’Alpi, e del soave
     Organo d’una chiesa al vespertino50
     Lungo lamento! Ma l’insania antica
     Che l’occaso partia da l’Oriente,
     Cessava; e tutti ricordâr di un biondo