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sorrento o torquato tasso 181


 E il Vesbio pel dorato aere aperto105
     Come obelisco cerulo salia,
     D’una cangiante nuvola coperto,
     Che in pullulanti vortici vanìa:
     E giù pel fianco rigido e deserto,
     Cui l’aurea luce del mattin ferìa,110
     Quasi respinta negli abissi orrendi
     Tacea la vampa de’ notturni incendi.

 Quante volte, o Sorrento, un giovinetto
     Bello di fresca leggiadria novenne,
     Per queste rive a lo stupendo aspetto115
     Dei tuoi vaghi mattini il piè contenne!
     Io l’ho veduto il suo povero tetto,
     Toccata ho l’alga, ove mettea le penne
     L’epico cigno in solitario nido,
     E su l’acque gittava il primo grido.120

 Batte la refluente onda spumante
     Appiè d’un muro, e armonïosa riede
     E cinque brevi giovinette piante
     Di quel vetusto asil crescono al piede.
     Sparsa di musco e d’ellera vagante125
     La grigia pietra verdeggiar si vede,
     E bruna in alto al navigante appare
     Una finestra che vaneggia al mare.

 E rivolando ne la età fuggita
     Vidi in quel vano un giovinetto viso,130
     Altero e bello di beltà romita
     Sparsa d’un mesto genïal sorriso: