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al rosignuolo 153

     Il mio tenero petto infantilmente
     A una gentil melanconia si apriva,
     E mi obbliai talora in su la sponda
     A le tue note ed al romor de l’onda.80

Pur come van cadendo innanzi al sole
     Gli aerei veli d’un mattin sincero,
     Quelle vetuste ed innocenti fole
     Mi cadean da la mente innanzi al vero.
     Abbandonai le patrie montagnole,85
     De le ricche città presi il sentiero;
     A te, caro usignuol, volsi le spalle,
     Nè più ti udii da la natal mia valle.

Se non che spesso, a le sonanti scene,
     O fra le danze di vegliate sale,90
     Le natie ripensai campagne amene,
     E l’opaca de’ gelsi ombra ospitale;
     E l’alte del tuo canto onde serene
     Su la pura correnti aura natale;
     Chè la musica tua, manco fremente,95
     È più vera, più casta e più possente.

Per lungo udirti, o rosignuol, tu mai
     Meno atteso non torni e men gradito;
     E non echeggi di bugiardi lai,
     E non imprechi, o rosignuol romito!100
     Per lunga prova fastidir non sai,
     Come le gioie de l’uman convito:
     Anche dispoglio de’ fantasmi Elleni
     A le memorie de’ credenti avvieni.