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selim-bey 133


Volto il Bey pensosamente a l’ime585
     Piagge del mar, tacea, nè omai sentiva
     Il fresco vaneggiar de l’ore prime
     Pel verde suol che d’ogni parte oliva:
     Nè il sol vedea che le contrarie cime
     De’ monti azzurri a porpora vestiva.590
     Ida, com’angiol tutelar, que’ sui
     Occhi d’amore non togliea da lui.

— «Perchè, pensava, da la manca sponda
     Cupo non move la pupilla intenta?
     Quai novi arcani a l’amor mio nasconde,595
     A l’ardito amor mio, ch’oggi paventa?» —
     E mosse a lui, che, ne le sue profonde
     Cure sepolto, non udiala; e lenta,
     Lenta, e più leve d’indica farfalla
     Col niveo braccio gli fasciò la spalla.600

E curva in un vezzoso atto insistente,
     Su la diritta man la man gli pose,
     E se gli presse al cor teneramente,
     Come a fugarne le procelle ascose.
     Gli alberi traversando il sol nascente605
     Quelle nere feria luci amorose,
     Onde una pura lagrima pendea
     Che le perle del crine anco vincea.

Ma quasi goccia di notturna brina
     Sovra un tronco divelto e senza vita,610
     Quella tremula stilla e peregrina
     Sul pensoso cadea non avvertita.