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X prefazione

pensieri che escano all’aperto, impazienti di luce, di moto e di rumoreggiare in mezzo alle genti. È qui un’anima che si affaccia per la prima volta alla festa della vita, e saluta tutte le bellezze che ci vede, tutte le armonie che ci ode, accresciute per lei smisuratamente da quella che le parve improvvisa redenzione dell’Italia. Che tripudi, che sogni e che esultanze! L’«Arpa Lucana» si potrebbe considerare come una storia versificata di quei tempi: storia in cui il poeta, per entro gli affetti e le idee comuni ad un intero popolo, fa balenare i pensieri solitari, natigli da lungo tempo nel cuore alla vista del suo mare e dei suoi monti.

Questi segni, questi interventi del proprio io nella rappresentazione della gran festa italiana talvolta prendono per loro una parte di qualche componimento, tal altra un componimento intero. Essi ci sembrano il meglio di tutta questa prima poesia giovanile: ritraggono immediatamente l’affetto che premeva il cuore dell’autore stesso, e sono come il grido che distingue lui da mille altri pur generosi. È vero che in coteste manifestazioni del proprio io manca ancora