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124 | selim-bey |
E con che amore i grandi occhi inquieti
Di loco in loco trepida volgea!
Con che disio fra gli alberi segreti
Sovra l’orma diletta il piè movea!340
Per quei fiorenti e roridi tappeti
Come vezzosa, anche nel duol, parea!
Chi per mertarne le veglianti cure
Sfidati non avria rischi e sventure?
III
Mesta è la storia di costei. D’Osmano345
La prima ell’era invidiata schiava.
L’amava ei ben; ma come un Mussulmano,
Mal fidente e superbo, egli l’amava.
Fortunato signor, nel molle arcano
Di quel candido sen scender sdegnava;350
Nè ricercar sapea se nel candore
Di quel morbido sen battesse un core.
Ma ben altro chiedea la favorita,
Che quella mite signoria non era:
Volea l’amor; volea sentir la vita355
De’ generosi affetti, ed irne altera.
Da l’auree sale, ove languia romita,
Ai sereni tendea d’un’altra sfera;
Seguia rapita da soavi errori
Idoli senza nome e ignoti amori.360