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122 | selim-bey |
Anzi, dacché talor manco severo285
Riesce, ei fama ha di guerrier benigno;
0 a quella gente, a duri strazi avvezza,
Quel che strazio non è sembra carezza.
II
Come Odalische palpitanti e snelle,
Poi che ai sudditi balli un fren si pose,290
Riteso il velo su le fronti belle
Da l’odorate sale escon pensose,
Così dal cielo si partian le stelle
In velo azzurro e tremolante ascose:
Vaga sul crin de la sorgente aurora295
D’amor la stella iva lucendo ancora.
Di fronte ai colli d’Istambul dormente
Lunga una striscia d’amaranto uscia,
Che sfumando pel ciel soavemente
In una nube d’oro alfin moria.300
Pari a sultana giovinetta, uscente
Dai sonni, gli occhi la natura apria,
E sotto al riso degli adulti albori
Riprendea le sue gemme e i suoi colori.
Muto il Bey sedea, come il ritorno305
Aspettasse del sole, entro il giardino;
E i silenzi de l’alba erano intorno
Rotti da l’aura e dal ruscel vicino.