Pagina:Canti (Sole).pdf/178


selim-bey 121


Repugnanti fantastici racconti
     Gli vagano su l’orme: e v’ha chi dice
     Che arcane colpe ne l’esiglio ei sconti,
     Nato in barbara gente e predatrice.260
     Ma nel Divano d’Istambul son conti
     Gli eventi, che il formar grande e infelice;
     Nè prode v’ha che non porria la vita
     Per tanta gloria a sì brevi anni unita.

Forse il severo Ulema in lui ravvisa265
     Mal simulata irreverenza, allora
     Che chiuso il petto in marzial divisa
     Nel tempio egli entra ove Macon si adora:
     Forse v’ha chi gli apponga aver derisa
     Del profeta divin l’arca talora:270
     Gelosi intanto de la fè degli avi
     Strane cose di lui narran gli schiavi.

Narran che quando il muezzin salmeggia,
     E le notturne lampe errano accense,
     Pe’ vasti appartamenti empio ei passeggia,275
     Fra l’ombre avvolto più segrete e dense:
     Che in auree tazze il proibito ondeggia
     Succo del tralcio a le sue ricche mense;
     Che sorridendo egli ne sorbe, e tòrre
     Vivande egli osa, onde il profeta abborre.280

E l’amano costor; però che altero
     Soventi egli è, ma con terribil ghigno
     Spigolando non tenta anche il pensiero,
     Per arte ed uso di signor maligno.