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     Ed un pegno di lagrime e d’amore,
     Che obliato vi avea, dal cor si tolse.70
     Era una croce d’ôr convolta in una
     Morbida treccia di capelli e bruna.

E come fiso ei la riguarda, e come
     Or di fiamma diventa, ora di gelo!
     Pende sovr’essa, e le cadenti chiome75
     Il dilatato sguardo ombran d’un velo.
     Un dolor senza posa e senza nome
     Il cor gli sbrana fra l’inferno e il cielo;
     Fra un passato di dolci ore serene
     E un avvenir d’indefinite pene!80

Quante memorie! Quella destra ambita,
     Che sovra il cor gli componea quel dono;
     Quell’occhio pien di gioventù, di vita,
     Di quella voce innamorata il suono,
     Quella treccia diffusa, onde rapita85
     Fu quella bruna ciocca, or dove sono?
     Sotto qual ciel? Sovra qual terra? Ahi quante
     Perturbanti memorie in un istante!

Vincea già forse la pietà; chè fatto
     L’anelito del petto era men tardo,90
     Meno oscura la fronte, e men contratto
     E men livido il labbro e men beffardo.
     Già quel pegno d’amore e di riscatto
     Senza spavento gli ferìa lo sguardo;
     E il suo grave respir moria frattanto95
     In quel singulto che precorre al pianto.