Ma passò l’ora de la guerra! Il forte
Che il pose ai freni, e suo compagno il volle
Ne’ dubbi de le pugne e de la sorte,
Siede muto e solingo appiè d’un colle.20
Tinto le guance d’un pallor di morte
Gli azzurri sguardi a l’occidente estolle,
E segue i rai del moribondo giorno,
Che dora il lago e le montagne intorno.
Pur non disia morir, benchè mortale25
Sia quel pallor, che gli deforma il viso,
Benchè freddo feroce e sepolcrale
Sul labbro immoto gli baleni un riso.
È un’idea più tremenda e più ferale,
Ond’è quel cuore giovanil conquiso.30
A la nuov’alba ei d’un Ulema al piede
De’ padri suoi rinnegherà la fede!
Sul Coran giurerà. Vile e dispetto
Al verace credente e al mussulmano
Imprecato verrà — pur giovinetto! — 35
Dai figli del Vangelo e del Corano.
Eppur chi sa di quel solingo petto
Gli occulti spasmi e la tempesta? È arcano
Quel petto ancor; profonda notte il preme;
Empio esser puote, e miserando insieme.40
Volge al tramonto il dì. D’armonïosi
Gemiti il rosignuolo empie le valli;
Scote l’aura vagante i flessuosi
Salici che del lago entro i cristalli