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la fanciulla e l’artista 109


Pur chi ti diè, se polve sei, quel bianco
     Nitor de’ gigli commisti a le fraghe,
     E de’ capelli d’òr l’onda financo?165

E chi la luce di codeste vaghe
     Sante pupille, che sì dolce adima
     La pïetà de le future piaghe?

Forse colui che l’ha voluta in cima
     D’ogni donna costei, lieto rifonde170
     Per lei la creta, ove spirò già prima?

O l’artista, che a lui tanto risponde,
     Come dicon soventi, il suo respiro
     Anch’ei ne l’opra di sua man trasfonde?

Come sei bella come più ti miro!175
     Come altera son io che donna sono,
     Se a te quest’occhi, o Immacolata, io giro!

Deh quando de’ profondi organi al suono,
     D’incensi avvolta salirai gli altari,
     Come reina che ritorni al trono,180

Di me ricorda a cui primiera appari,
     E ognor più grande il tuo favor comparti
     Ai tuoi floridi colli ed ai tuoi mari!

E a questo ardito che ne diè mirarti
     Bella sì, come splendi in Paradiso,185
     Reggi la mente nel sentier de l’arti!» —