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108 la fanciulla e l’artista


De’ più leggiadri fior’ tolti al roseto
     Un mazzolin recando, ella rivenne140
     Ov’ei seguiva a modellar segreto.

Ratta salia che aver parea le penne,
     Ma non appena sottentrò la porta,
     E diè un grido, e tremante ivi si tenne.

E in un vezzoso esaltamento assorta145
     — » Da qual parte, sclamò, venne costei?
     Questa donna real chi ce la porta?

Come divina splendi agli occhi miei,
     Creatura immortal! Come contenta
     Su quell’arco di luna esser tu dei!150

Come farò per contemplarti intenta,
     Se il riso de le tue forme serene
     Le pupille mi abbaglia, e mi spaventa!»

Segretamente sorridea di spene
     Il dubitante artista, ed — «or non vedi,155
     Dicea, l’argilla, che da te mi viene?

Questa che viva ed immortal tu credi,
     Di quell’argilla, o semplicetta, è parte,
     Onde soventi al mio lavor provvedi!»

Ed ella, — «oh tanto, ripetea, può l’arte?160
     Da la via ti raccolsi, ed or nè manco,
     Poca ed umida polve, oso mirarte!