Ah dal dì che per questo aer diffusa115
Di Sincero gemea la tibia agreste
Al dolce afflato di più santa musa,
Nïun ti vide e t’adorò da queste
Vaghe colline, o giovinetta eterna,
Così beata mai, così celeste!120
Quante notti a la pallida lucerna
Produsse insonni! e a l’etere stellato
La più nova chiedea luce superna!
Quante volte languia mesto e sfidato
Appiè de l’opra! E quante volte in essa125
Rifiggea le pupille inebbrïato!
Da lo stigma del Genio intanto impressa
Ridea la creta, e come desta uscia
Da l’ombre la potente Eva promessa.
Già sul mare l’estiva aura languia,130
Crescea l’oro pe’ campi, e già la vite
Gravi le braccia fra le pioppe apria;
E armonïose a sera ivan gremite
Le gondole su l’acque, onde d’argento
La Tirrena lucea bruna Anfitrite;135
Quando al trepido artista a l’opra intento
De la fanciulla risonò più lieto
(Era un mattino) il popolar concento.