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sulla eloquenza del foro penale 89

Ed anco in gravi e inopinate angosce
     Il cor mi geme, e in tetre ombre declina635
     La poca luce del mio stanco ingegno:
     Nè mai quant’oggi io disïai l’aspetto
     De le poche alme franche e generose,
     Onde onorata è la famiglia umana.

XIV


Or dunque addio! Negl’infiniti incanti,640
     Che a’ suoi gentili abitator dispensa
     Codesto de l’occaso Eden felice,
     Ti riconforta, o Federico: ed ove
     Il cor con mesta voluttà rivoli
     Ai dì mancati, rammentar colui645
     Non sieti grave, che t’amò cotanto
     Da che ti udia; che spesso entro il perenne
     Cittadino romor segue i tuoi passi
     Dal silenzio de’ suoi monti natali.

Lucania, luglio 1855.