E in quante forme proteo
Suol trasmutarsi il core,
E i cantici del giubilo,
E i treni del dolor,80
Tutto ei vestì d’armonica
Luce su l’arpa umile,
Onde sì dolci a Napoli
Solean gli accordi uscir.
Fe’ l’epigramma ingenuo,85
Fe’ l’ironia gentile,
Seppe garrir senz’odio,
Senza velen ferir.
Ne’ più leggiadri circoli
Il bene apparso egli era:90
De la natia Campania
il genïal decor.
Avea per tutti un cambio
Di cortesia sincera,
Per ogni lutto un gemito,95
Per ogni festa un fior.
Così fra i colli e l’aure,
Ch’ei consolò di canto,
Sovra un guancial di mammole
La fronte abbandonò,100
E nel devoto ossequio
De l’universo pianto
Quel cor gentile e candido
Di palpitar cessò!