non all’autunno pallido 50in solitaria villa,
la vespertina squilla,
il fuggitivo sol.
Invan brillare il vespero
vidi per muto calle, 55invan sonò la valle
del flebile usignol.
E voi, pupille tenere,
sguardi furtivi, erranti,
voi de’ gentili amanti 60primo, immortale amor,
ed alla mano offertami
candida ignuda mano,
foste voi pure invano
al duro mio sopor.
65D’ogni dolcezza vedovo,
tristo, ma non turbato,
ma placido il mio stato,
il volto era seren.
Desiderato il termine 70avrei del viver mio;
ma spento era il desio
nello spossato sen.
Qual dell’etá decrepita
l’avanzo ignudo e vile, 75io conducea l’aprile
degli anni miei cosí:
cosí quegl’ineffabili
giorni, o mio cor, traevi,
che sí fugaci e brevi 80il cielo a noi sortí.