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C’era tra questi amici romani un suo giovane connazionale, Enrico di Bünaü (italianamente Bina), che anche lui apparteneva alla larga cerchia di parentele e conoscenze dei banchieri Fugger. Negli anni che seguirono tanto il Pflug quanto lo Scioppio e le famiglie dei Fugger e dei Bünaü si adoperarono in vario modo ed a varie riprese in favore del Campanella. E in questo frattempo cresceva nella casa dei Bünaü a Meissen un giovinetto, fratello minore di Enrico, Rodolfo di Bünaü, sotto la guida di un aio intelligente e amante dei buoni studi, Tobia Adami. (VediInd., s. q. n.). Giunto all’adolescenza, i parenti stabilirono di fargli compiere un lungo viaggio d’istruzione in Oriente e in Italia. E di ritorno da Gerusalemme i due viaggiatori sostarono a Napoli, col vivo desiderio di conoscere da vicino quel monaco filosofo, cospiratore, poeta e quasi mago, la cui fama circolava nei racconti familiari come una leggenda. Dopo il pellegrinaggio in Terra santa, fu in certo qual modo un pellegrinaggio anche questo, nel mondo della scienza esoterica e della poesia.

Il Bünaü e l’Adami si trattennero a Napoli dal febbraio all’ottobre del 1613. In quel tempo il Campanella si trovava in condizioni meno desolate che in quello della tentata visita dello Scioppio; sebbene a sbalzi ed a libito delle autoritá, si tolleravano a suo beneficio certe infrazioni allo stretto regime carcerario. Così non fu difficile ai due stranieri superare la soglia del Castello dell’uovo, dove da qualche anno era stato trasferito, e avvicinare piú d’una volta il prigioniero tanto ricercato e trattenersi ogni volta con lui in lunghi colloqui, che si trasformarono ben presto in un vero e proprio corso di filosofia, completato da uno scambio di lettere. Il Campanella non si appagò di questo; ma per prodigare agli ospiti graditi tutti i tesori della sua sapienza riposta trasse l’oroscopo astrologico del nuovo giovanissimo discepolo, oroscopo che fu assai promettente, e chi sa con quanta sincera compunzione fu ascoltato.

In quest’atmosfera di entusiasmo e di reverenza insieme si strinsero i legami di amicizia tra il Campanella e l’Adami, che non si spezzarono né si allentarono mai. Se il Bünaü, sedicenne, si trovava naturalmente pronto a risentire il fascino di un uomo come il Campanella, l’Adami, per quanto avesse superato la trentina e conoscesse il mondo, non fu meno impressionato del suo giovane allievo. Doveva essere un temperamento serio, riflessivo, ma anche aperto al senso della poesia. Cosi mentre il Pflug fu