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224 poesie postume


9

Sonetto in lode di spagnuoli

Sciarava m’incitò ch’io maledica
il governo e l’eserciti di Spagna.
— Meglio è — diss’io — che muto mi rimagna
che ciò, Dio non volendo, faccia o dica. —
O figli di Iafet, o gente amica
all’altissimo Sir, possente e magna
d’armi e consiglio in mar e alla campagna,
Dio mi comanda ch’io vi benedica.
Di Sem nei padiglion tenendo il campo,
i figlioli di Cam ti serviranno:
non ti capin doi mondi; il terzo nasce.
S’a quello interno lume, ond’io m’avampo,
gli aquilin d’Austria fissi guarderanno,
del sol, com’hanno il giro, arán le fasce.

10

Sonetto di rinfacciamene
a Musuraca

Temendo il tuo signor possente e forte
dici che mi tradisti, o Musuraca:
scusa, che solo i parasiti placa
della fortuna nell’ingiusta corte.
Ma perché pria le vesti mi trasporte?
perché in legarmi il tuo stuolo s’indraca?
perché tua industria alla mia morte vaca?
perché sul capo mio giochi a la sorte?
La vita, che dovevi al padre mio,
cosí la rendi, sconoscente, ingrato?
Ben ti castigará l’infamia e Dio.
Aimè! che, a tempo d’infelice stato,
resta di amico, di giusto e di pio
solo il nome, in coverta del peccato.