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64 | Donne illustri. |
Bianca; e il Senato, posta giù l’ira, la dichiarò di tratto fia della Repubblica, il 16 giugno 1579, e il 17 fece cavalieri della Stola d’oro il padre Bartolomeo, tutto in solluchero pel novello onore, e il fratello Vittorio. Fe’ cancellare dai libri dell’Avogheria le memorie del delitto, che l’industria di un paleografo richiamò in vita, e sotterrare il processo che non si potè più trovare.
Francesco sposò pubblicamente la Bianca il 12 ottobre 1579 presenti tutti gli ambasciatori meno quello d’Austria, e gli ambasciatori veneti, Tiepolo e Michiel Senatori, le posero la corona in capo come a figlia della Repubblica, secondo che già s’era fatto alle cittadine veneziane che aveano sposato i re d’Ungheria e di Cipro. Il Duca le costituì una dote di 100,000 ducati. Sisto V nel 1586 le mandò la Rosa d’oro. I poeti, e tra gli altri lo Speroni e il Tasso, la cantarono. Torquato n’ebbe in dono una coppa d’argento. Il fratello Vittorio tenne ambe le chiavi del cuore di Francesco, ma trascorse per modo che nel 1581 fu scacciato. Dicono che a un ordine di pagamento di tremila scudi datogli dal duca aggiungesse uno zero. Bianca stessa andò scapitando. Ella credeva tener fermo l’amore del marito con malie, con filtri, valendosi più che mai di una Canidia giudea. Non ben paga di don Antonio, voleva altri figli. Una gravidanza, mentre il vescovo di Pistoia, il ravennate Abbioso, giurava aver sentito muovere il feto, si sciolse in una colica.
Il cardinal Ferdinando, che soffriva impazientemente le arti e il dominio dell’intrusa e n’era in continui urti col fratello, mostrò finalmente riconciliarsi, e si trovarono al