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Ninon de Lenclos. 45


avesse un termine: passato il quale, si poteva mutare. Si rise però assai bene del povero La Châtre, il quale, andando al campo, si fece fare un biglietto, in cui ella giurava di non venirgli meno della sua fede punto nè fiore: ma poi nell’abbandono di un nuovo e rapido amore, sciamò: Ah! le bon billet qu’a la Châtre! il che andò in proverbio. Donna di spirito, se l’intese con Saint-Evremond, e indovinò Voltaire, al quale, morendo, lasciò duemila franchi per comprar libri. Molière, Fontenelle le leggevano i loro scritti e volevano il suo parere1. Quando Molière le lesse Tartufe, ella gli fece una sì vera pittura d’un ipocrita, col quale aveva avuto a fare, che il gran poeta si morse le mani di avere scritto il suo. Ninon era una donna galante ed un galantuomo, e mentre un divoto negò un suo deposito a Gourville, tornato in Francia, donde s’era cansato per ragioni politiche, essa gli restituì puntualmente quanto egli le aveva affidato; e di qua trasse Voltaire l’argomento del suo Dépositaire. Ella parlava egregiamente l’italiano e lo spagnuolo; danzava con garbo, cantava assai bene e sonava maestrevolmente il clavicembalo il liuto e la tiorba. Chi l’amò, a settantanni fu, secondo Voltaire, il giovane abate di Chateauneuf; secondo altri più tardi, l’abate Gedoyn. L’amour, disse Chaulieu, s’était rétiré jusque dans les rides de son front. Ella però dîcea che le rughe non erano al loro posto in sul viso, ma

  1. L’Enciclopedia di Pomba nella prima edizione dice che Charron le leggeva i suoi romanzi. Ora Charron era morto 13 anni prima che nascesse Ninon e non scrisse romanzi, ma il libro serissimo De la Sagesse.