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28 Donne illustri.


Nelle questioni politiche, le sue Considerazioni sulla Rivoluzione francese sono insieme sode ed argute e degne della figlia di Necker. Imperocché non si può negare sodezza di pensiero a questo gran ministro, quantunque sia avvolta in molta pedanteria, vena abbondevolissima nella sua moglie Curchod, come anche non fè fallo al Gibbon, primo vagheggiatore di lei, e solo l’incredibile vivacità di Madama de Stàel riuscì a temperare questo funesto dono ereditario.

La sua guerra con Napoleone I non ebbe mai tregua. Il gran conquistatore non potea vendicarsi dei detrattori della sua gloria come Alessandro, a tavola, uccidendoli. Egli si ricattava con l’interdirle Parigi, di cui ella amava, più che le splendide capitali straniere, il rigagnolo della via du Bac. Più grande nella conversazione che negli scritti, ella non trovava pace e soddisfazione alla voracità del suo ingegno, che in quell’Etna di spirito che si chiama Parigi, e i valenti letterati ch’ella aveva attorno a Coppet non le bastavano. Diffatti a Parigi, come in Atene, lo spirito circola nell’aria, ed anche gli sciocchi ne inspirano una certa quantità e fanno una certa figura. Quanti appendicisti ne vivono, anche in Italia! Ella vide a terra il nemico, e quando nei cento giorni, cammuffatosi da sovrano costituzionale, la richiamava, dicendole che allora si trovavan d’accordo, rispose: so bene ch’egli non ama la costituzione più che ei faccia me. Caduto di nuovo, ella lagrimò del proprio trionfo, vedendo mutato lo scettro del despota nel flagello dell’invasione. Questa donna, non bella, ma non invida delle belle, (fu tenerissima della maravigliosa Récamier) sentì più volte la potenza d’amore, e già ben oltre con gli anni s’innamorò in un giovane uffi-