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180 Donne illustri.


A provare falsa l’accusa, egli mostrò alcune composizioni dettate da Elena in quella lingua; e furono di tal bontà, da provare abbondevolmente il valore dell’insegnante. Oltre il greco e il latino, ella sapeva d’ebraico. Delle lingue moderne conosceva la spagnuola e la francese, ed avea qualche tintura dell’araba. E non solo parlava francamente, ma cantava poesie in tutte queste favelle, se ne levi l’ebraica.

Dagli studi delle lingue e della musica passò a quelli delle scienze. Nella filosofìa, o, come dicevano, nella dialettica, udì privatamente Carlo Rinaldini, gentiluomo anconitano, che n’era primario lettore in quella Università. Finito il corso, per volere del padre, prese la laurea nel giugno 1678: avea trentadue anni. La ottenne a voti unanimi dopo avere nella cattedrale, allato all’altare della Madonna, in presenza di più migliaia di persone, esposto il testo del filosofo. Fu una dissertazione, ma non vi fu disputa: il che si chiamava addottorarsi alla nobilista; se non che, sedendo poi, come dottore, alle solennità delle lauree, e movendo dubbi ai candidati, si mostrò tanto acuta nell’argomentare quanto nella dissertazione s’era mostrata eloquente.

Dovea laurearsi anche in teologia, che avea studiata sotto un cotal Marchetti da Camerano; ma perchè donna, e secondo San Paolo mulieres non docent, o per una malattia sopravvenuta, il pensiero non ebbe effetto. Era innanzi anche in astronomia, e a ventiquattr’anni, nel 1670, ne avea tenuto discorso, presenti il langravio d’Assia e molti suoi cavalieri. — Ascritta a parecchie accademie, compose discorsi da recitarsi in quelle che si raccoglievano in Padova, dove aveva fermato dimora negli ultimi anni in un palazzo