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Madama de Girardin. 139


d’indipendenza delle nazioni, furon temi ch’ella colse e svolse con assai plauso: e dappertutto segnalando l’opera e la gloria della Francia, ella fu detta La musa della patria, e Carlo X le assegnò una pensione di 1500 lire. Ella godè di questi trionfi anche tra noi, Corinna reale, quando a Roma recitò una poesia pel ritorno de’ Romani liberati dalla cattività d’Algeri. Ma non crediamo che la sua immortalità si fondi tanto sui suoi poemi e sulle sue liriche, e neppure sulle sue tragedie Judith (1842) e Cléopâtre (1847), e forse neppure nelle sue grandi commedie, L’école des Journalistes (1839) e Lady Tartufe (1853), ma nei romanzi in parte, Le Lorgnon, Le marquis de Pontanges, La canne de monsieur de Balzac, Marguerite, e in quelle commediole Le chapeau d’un horloger e La joie fait peur, massime in questa, ch’è la cosa più delicatamente condotta e più tenera che si possa vedere. Ma forse, come questo proverbio, che consiste ad apparecchiare una madre a non soccombere alla gioia di riabbracciare un figlio creduto morto, sarà sempre rappresentato con grande effetto; così si leggeranno sempre le lettere che citammo del visconte di Launay, scritte nella Presse dal 1836 al 1848. Ella aveva sposato nel 1831 Émile de Girardin, e conferì anch’ella al buon successo del giornale fondato da lui, dettando quel Corriere di Parigi che fu l’esempio di tanti altri, ma che non fu mai superato per finezza, garbo, e quel misto di profondità e di gaia frivolezza che già notammo. Ella mostrò in quelle lettere anche il senno politico, presentendo la rivoluzione del 1848, sopratutto la guerra sociale, e la forza di carattere, che fece fallo a tanti uomini, le abbondò quando combattè acerbamente Cavaignac che le aveva imprigionato il