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difetto fisico voleva entrare in qualità di volontario nella legione straniera, militante contro D. Carlos. Ma rifiutato, si restituì a Parigi, ove prese stabile dimora, ed ove si diè a scrivere su varî periodici, ed ove nello spazio di circa venti anni diede alla luce gran parte delle numerose sue opere, ed ove nel 1840 ei tolse moglie.

Al ridestarsi degli spiriti nazionali in Italia, il Ricciardi, nell’autunno del 1847, percorse clandestinamente tutta la penisola, onde meglio giudicare il movimento che preparavasi ed attivarne sempre più lo sviluppo.

È da notarsi però che il Ricciardi non pose mai fede nel pontefice, cui ognuno in allora acclamava il rigeneratore d’Italia, e ciò a segno tale che non si trattenne dallo scrivere sfavorevolmente di lui in Francia ed in patria.

Gli avvenimenti del 1848 avendogli riaperte le porte della città natale, ei lasciò Parigi nel marzo, dopo aver promossa la fondazione di quell’associazione nazionale italiana di cui fu presidente Giuseppe Mazzini. Diremo anzi, giacchè il nome del celebre agitatore ci è caduto sotto la penna, che le relazioni del Ricciardi con esso lui datano fino dal 1833, epoca in cui surse la Giovine Italia; e ch’egli non si distaccò dall’ex-triumviro che nel 1850, e non già, com’egli stesso dichiara, per discrepanza di principî, ma per differenze di tattica e di persone.

Giunto appena in Napoli, il nostro protagonista si adoperò a fondarvi un giornale, L’Indipendenza italiana; se non che il manifesto stesso ed un foglio di saggio non potettero veder la luce a cagione della fatal giornata del 15 maggio, nella quale il Ricciardi fece ogni sforzo in seno dell’assemblea preparatoria costituita a Monte Oliveto, onde avversare e controbattere i perfidi disegni di re Ferdinando II. Eletto deputato in Capitanata il giorno 18 aprile, il Ricciardi fu rieletto addì 15 giugno, sebbene si trovasse alla testa della sollevazione nelle Calabrie.

Dopo essersi vanamente adoperato a tutt’uomo perchè questa trionfasse, quando ogni speranza e ogni