Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia.pdf/619


— 379 —

adempia di buona fede le promesse; vigili sui tribunali e sui magistrati; preservi questo santuario della giustizia dal soffio velenoso di coloro che attribuiscono i mali del paese alle libere istituzioni; pensi di provvedere sollecitamente ai mezzi di pubblica sicurezza; trovi modo di organizzare una buona polizia, la quale abbia tutt’altro incarico che quello di contare i sospiri che si mandano dagli amici della libertà; rimova con severa imparzialità, e senza eccezione d’impiego, tutti quelli impiegati che in molti punti dell’isola sono riconosciuti per manifesti reazionarî, che si pascono d’illusioni, che danno corpo alle ombre, che sognano delle congiure, delle imminenti rivolte, per far nascere il tumulto laddove appunto regna la pace, per crearsi dei titoli d’entratura nella tortuosa via degli avanzamenti; faccia, insomma, quello che può, quello che dee per lo sviluppo intellettuale, materiale e morale del paese, per la sua esistenza civile, se desidera che questo paese abbia fede nel regime costituzionale, nè trasmodi agli eccessi, quando eccesso possa darsi nel reclamare i propri diritti.

«Per questo modo, ma per questo modo soltanto, il governo compirà degnamente la sua missione, nè avrà mestieri di adottare dei mezzi i quali, ferendo nel cuore la libertà e le leggi, possono, è vero, riuscire ad un bene momentaneo ed apparente, ma finiscono per preparare la corruzione, per ispianare la via alla tirannide. Credo pertanto di adempiere ad uno stretto mio debito, di soddisfare ad un pubblico sentimento, chiedendo conto al signor ministro dei motivi che l’hanno indotto a sospendere in Sardegna gli effetti dello statuto, senza una legge che ve lo autorizzasse.»

Nè queste eloquenti parole andaron perdute, chè il Parlamento e il Ministero ne rimasero scossi, e la Sardegna dev’esser grata al suo deputato Ferracciu se in breve correr di tempo le di lei condizioni furono considerevolmente ammegliate.

Nè ha meno cuore il Ferracciu, che ingegno. Verso la metà del 1855 scoppiava tremendo il coléra in Sassari, sì che a centinaia per giorno cadevan le vittime. Gli abitanti, costernali, fuggivano, se avevan