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stato maggiore, nominato capitano a Palermo, quindi avvocato fiscale del consiglio di guerra permanente, che, istituito nella capitale della Sicilia, seguì l’esercito garibaldino a Milazzo, a Messina, e nel continente napoletano, meritò da Garibaldi e dagli altri capi molte lodi per aver adempiuto degnamente al suo debito di soldato-cittadino e di magistrato militare.

Eletto deputato al Parlamento italiano dal collegio della circoscrizione di Paola, cui appartiene il paese ov’egli nacque, siede in Parlamento all’estrema sinistra, sebbene il Miceli non sia uomo di opposizione sistematica, e non disconosca i meriti ed il patriotismo del governo cui presiede il conte di Cavour.





Nacque in Bojano, nell’antico Sannio, il 10 settembre 1804 dal cavaliere Giacomo e da Vincenza Patullo.

Educato in famiglia nella città di Napoli, si dedicò allo studio del diritto con tanto profitto che a venti anni n’ebbe la laurea. Era suo intendimento percorrere la carriera del foro, ma circostanze domestiche ne lo distolsero, e ritiratosi a vivere nella città nativa ebbe testimonianza di fiducia e di stima dai proprî concittadini col ricevere incarichi di pubbliche magistrature, in qualità or di consigliere, or di presidente del consiglio municipale e provinciale.

Nel 1848 il Pallotta venne eletto a deputato nel Parlamento di Napoli, d’onde poi, soppressa la costituzione, gli derivarono per parte del governo borbonico ogni sorta di persecuzioni e minaccie. Malgrado questo il Pallotta si mostrò sempre animato da patrî sentimenti, e cooperò al risorgimento nazionale, corrispondendo col comitato centrale di Bari, e organizzando comitati sussidiarî in Foggia e San Severo della Capitanata, onde essere in grado di rispondere al primo appello insurrezionale. Così avvenne che il Pallotta si trovasse addì 5 settembre 1860 a capo di un governo