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servigi all’Italia col cooperare attivamente a che il plebiscito d’annessione delle provincie napoletane succedesse con quella prontezza e unanimità di suffragi ch’erano a desiderarsi.

Una volta l’annessione compiuta, il Conforti rassegnò le sue dimissioni nelle mani dello stesso nostro re Vittorio Emmanuele insieme al dittatore e a tutto il ministero. Poco tempo dopo ei venne nominato consultore e quindi vice-presidente, cogli onori e grado di presidente, della corte suprema di giustizia di Napoli.

Il collegio di San Severino, nella provincia di Salerno, ha inviato il Conforti a suo rappresentante in seno al Parlamento nazionale.

Gli scritti pubblicati dal nostro protagonista constano di varie memorie ed opuscoli tutti riguardanti questioni di economia pubblica e di giurisprudenza; egli ha pure dato alla luce una traduzione della storia della filosofìa del diritto di Sthal corredata di molte sue importanti e lucide annotazioni.

Nella camera il Conforti ha preso posto al centro sinistro, volendo così dimostrare, come meglio il dimostra anche colle faconde parole e coi suoi voti, che egli intende rimanere perfettamente indipendente dall’influenza di ogni spirito di parte o di consorteria.





È nato in Longobardi nella Calabria citeriore, nel 1825, da Francesco e da Antonia Campagna. In Cosenza studiò letteratura, filosofia e leggi, intendendo intraprendere la carriera della magistratura, il che poi i rivolgimenti politici del 1848, spingendolo in esilio, gli vietarono.

Il Miceli è stato educato in un paese ed in una famiglia in cui la devozione alla patria sono tradizionali: nel 1821, e anco prima di quell’epoca, la famiglia Miceli ebbe cinque vittime sagrificate dalla crudeltà di Ferdinando I; l’animo del nostro protago-