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gnacavallo fossesi operato alcun moto o dimostrazione insurrezionale senza che il Bubani l’avesse saputo o avessevi partecipato.

L’amnistia proclamata da Pio IX nel luglio 1846 trasse di carcere il nostro protagonista, il quale da quel momento potè accudire alle pubbliche incombenze, siategli interdette fin da quell’ora, e dopo aver sostenute nel proprio paese varie cariche municipali, fu chiamato a Bologna in qualità di membro del commissariato straordinario di Stato presieduto dal cardinale Amat.

Nel cader d’ottobre 1848 si scioglieva quel commissariato, e al Bubani veniva annunciato che il governo lo riguardava siccome entrato nella carriera amministrativa. Accaduto infatti poco dopo il funesto assassinio del Rossi e la successiva fuga del papa da Roma, e prelati e governatori di provincia andarono mano a mano dimettendosi, e primo di essi monsignor Giraut, che reggeva la provincia di Fermo. Il governo provvisorio di Roma inviò colà il Bubani in qualità appunto di supremo preside, ed egli restò in quel posto fino a che accadde l’occupazione di quelle contrade per parte delle truppe austriache, dalla quale risospinto, si ridusse il Bubani in seno della famiglia, ove non lungamente rimase, chè per autorevole consiglio fu indotto ad allontanarsi, chiedendo ed ottenendo passaporto per Firenze. Colà visse sufficientemente tranquillo durante tre mesi, sebbene il nunzio pontificio gli fosse avverso; saputa l’amnistia emanata da Pio IX nel settembre 1849 e trovandovisi compreso, non potè trarne subito partito per esser caduto ammalato. Lo fece allora il nunzio sollecitare, mandandogli apposito invito e notificandogli di esser abilitato a firmargli il passaporto per rientrare nella città nativa. Appena glielo permise il miglioramento di sua salute, cedè il Bubani alle insidiose premure. Buon per lui se non l’avesse fatto! Giunto la sera a Bagnacavallo, la successiva mattina la di lui abitazione era invasa dai carabinieri pontificii, i quali dichiaravano che non avevano a tener conto alcuno della regolarità del suo passaporto. Costoro il gettarono in una