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pare i principî di fede politica, che hanno base sulla libertà di reggimento dei popoli. Eletto a deputato al Parlamento nel 1848, nel 1849 era punito della propria fedeltà alla costituzione coll’esser rinchiuso nel forte a mare di Brindisi, dal quale non uscì che in capo a due anni e per esser confinato nella patria terra, togliendoglisi ancora per parte del governo ogni facoltà d’insegnamento.

Nel 1858 fu di nuovo gettato in carcere, essendogli stato istituito contro un processo per reato di cospirazione politica, apponendosi a delitto gravissimo al Cepolla l’influenza che il suo onorato carattere, l’ingegno e le patite sventure gli facevano esercitare sopra i suoi concittadini e su l’opinione pubblica. In capo a due anni di durissima prigionia, la gran corte speciale di Lecce avendo dichiarato insussistente l’appostogli reato, il Cepolla fu confinato in Taranto, ove non tardò a stringere i più affettuosi rapporti coi più cospicui cittadini di quella città, nella quale egli trovavasi ancora nel 1859, quando tutta Italia cominciava a veder spuntare finalmente il giorno del suo risorgimento. — Ma questa gioja del nostro protagonista fece provare agli sgherri del Borbone un tal sentimento di sdegno, che di bel nuovo gli posero le mani addosso e cacciaronlo entro una prigione, ove il tennero altri dieci mesi, a capo dei quali lo spinsero in esilio. — Fu a Cofù dapprima, quindi a Malta, e stava per recarsi in Genova, quando, pervenuto a Napoli il 18 luglio 1860, i suoi amici politici lo trattennero; quindi nel mese d’agosto egli rientrò nella sua provincia natale, onde propugnarvi i principî dell’unità nazionale.

Proclamato l’8 settembre un governo provvisorio in terra d’Otranto, il Cepolla fu chiamato per acclamazione popolare a farne parte; poco tempo di poi fu governatore della provincia medesima, e quindi ebbe l’ufficio di consigliere della gran corte d’appello in Trani.

Taranto, che lo ebbe nel suo seno nei giorni dell’esilio, e che gli accordava la propria cittadinanza, e Lecce che parimenti lo aveva eletto a proprio cittadino, gli conferirono entrambe a gara il mandato di loro