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Percorsi gli studî nel collegio di Osimo, fece nel 1848 tutta la campagna del Veneto, sotto gli ordini del generale Durando, costretto, come ognun sa, a capitolare li 10 giugno a Vicenza. Rientrato appena in patria, il Briganti, fu inviato in qualità d’incaricato d’affari e commissario al campo presso il quartier generale del re Carlo Alberto. —

Destinato in seguito dal conte Rossi a coprire il posto di primo segretario d’ambasciata a Napoli, avvenuto il funesto assassinio del celebre uomo di Stato, non si recò altrimenti al luogo destinatogli e dette invece le sue demissioni.

Raggiunta in quella l’età per poter essere eletto deputato, lo fu dal collegio di Civitanova, sebbene non credesse dover accettare il mandato, a cagione dello stato illegale in cui si trovava la Camera, e pubblicando anzi in quella circostanza un manifesto ai suoi elettori, che non mancava certo di energia e di coraggio. — Proclamata la repubblica, il Briganti si ritirò affatto dalla arena politica, e visse in campagna.

Ristaurato il governo pontificio, e accortosi dell’andamento reazionario ed antinazionale cui si era dato a seguire, il Briganti lasciò la patria, e viaggiò lungamente in Italia e fuori d’Italia, prendendo parte ad importanti lavori economici, riguardanti in ispecial modo lo Stato pontificio, avendo a collaboratore il colonnello Gaetano Recchi, insieme al quale pubblicò interessanti studî sul giornale Il Cimento.

Giunto il fortunato istante della liberazione delle Marche, il Briganti fu il primo a recarsi incontro, insieme al marchese Luzzi ed al marchese Ricci, al prode generale Cialdini, e fu pur dei primi ad adoperarsi onde il plebiscito di annessione riuscisse splendido ed unanime, quale infatti riuscì.

Incaricato provvisoriamente d’una missione a Parigi, il Briganti è stato eletto deputato all’Assemblea nazionale dal collegio di Recanati.