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Nel 1849, nel momento in cui la reazione, fomentata da Ferdinando II e dalle sua camarilla alzava ardimentosa la testa, e facea man bassa su quanti le pareva dovessero opporsele, il Capone fu processato sotto la speciosa accusa ch’egli volesse abbattere il governo costituzionale, onde tentare di sostituirgli il repubblicano. Non vi fu tribunale che valesse a trovar prove del reato che s’imputava al nostro protagonista; chè certo era chiaro ad ognuno i nemici del governo costituzionale star sul trono ed intorno al trono, non altrove; tuttavia il Capone, anche in quella funesta circostanza, ebbe a sopportare le più inique vessazioni per parte d’una polizia, che ognun sa quanto fosse indulgente e pietosa verso i malfattori, e barbara e tirannica verso gli accusati politici.

Nel movimento rivoluzionario del 1860 il nostro protagonista fece parte del governo provvisorio della provincia d’Avellino, alla cui testa si trovava il vecchio generale De-Conciliis. Finito il compito di questo governo coll’arrivo del generale Türr, spedito nella provincia munito di pieni poteri dal dittatore Garibaldi, il Capone era rientrato nella vita privata, quando il regio decreto del 20 gennajo 1861, che lo chiamava a sedere nel supremo consesso dei senatori del regno, conferiva al nobile e indefesso patriota una ben meritata ricompensa.




È nato in Palermo da Pietro Pisani, chiaro fondatore del celebre manicomio di quella città, e da Maria Antonietta Texeira, il 25 dicembre del 1803.

Sotto la direzione del padre, persona di molto talento e di egregia dottrina, studiò in famiglia, ed ebbe ispirati fin dalla più tenera infanzia i più nobili e patriotici sentimenti.

Quando scoppiò la rivoluzione del 1848, il Pisani,