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presidente del comitato nazionale di Fermo, si diede a tutt’uomo, coadjuvato da varî suoi fidi amici, ad affrettar il sospirato momento di liberazione, col raccogliere e somministrare denaro, coll’inviare volontari all’esercito italiano ecc. ecc.

Finalmente gli fu concesso di far parte colle proprie native provincie di questo sublime fascio che compone l’Italia. Non appena proclamata l’unione delle Marche, il Monti e stato prima presidente della Giunta provvisoria di governo in Fermo, quindi presidente della commissione municipale, e finalmente, quando le Marche hanno proclamato l’annessione alla monarchia costituzionale di re Vittorio Emmanuele II, il Monti in uno dei prescelti a recare al Sovrano in Napoli il risultato del prebiscito di quelle provincie.

La bontà del Re, aderendo alle proposte del ministro dell’interno, con decreto del 20 dicembre 1860, lo inalzava alla dignità di senatore del regno.





Nato in Palermo nel 1814 da una delle più cospique ed antiche famiglie dell’isola, che ne possiede pur tante nobilissime ed antichissime, ebbe un’educazione libera ed informata ai più retti principî sotto la direzione e la sorveglianza di quell’onesto e leale gentiluomo che fu il principe di lui padre.

Dotato d’ingegno, di vivacità di sentire, nonchè di una gentilezza di modi che si cattivava tutte le simpatie, il giovine principe ebbe varî incarichi di filantropiche amministrazioni, che disimpegnò con tutto il disinteresse e lo zelo desiderabili. — Poco simpatico alla corte di Napoli, mentre egli certo non nascondeva le proprie antipatie verso di essa, ispirava invece ai propri concittadini tale e tanta fiducia, che sopraggiunti i maravigliosi avvenimenti del 1848, egli fu acclamato colonnello capo dello stato maggiore della guardia nazionale di Palermo e nominato pari eredi-